La mano nella pressione sostenente
La mano è uno strumento essenziale per venire a contatto, in tutti i sensi, con l’altra persona. Alcuni sostengono che l’ideogramma “persona” nasca dall’unione di due individui: gli esseri umani si danno una mano tra loro, e questo consente loro di vivere. La nostra società è fatta di questi legami, dal “sostenersi a vicenda” inteso in forma passiva, ovvero “farsi sostenere”. Pertanto, potremmo dire che dipendiamo da un’altra persona e che il controllo non è nelle nostre mani ma in quelle altrui.
La forza perpendicolare
Sostituiamo i tre principi dello shiatsu con quest’idea del dare e avere, cioè con la pressione sostenente. Per sostenersi, e sostenere un’altra persona, si deve usare una forza perpendicolare. Non possiamo spostarci all’improvviso e nemmeno spingere l’altro, se vogliamo mantenere l’equilibrio. Anche perché, se spingiamo, la controparte cercherà di opporsi, cosa che non accade quando ci appoggiamo con il solo intento di sostenerci. Inoltre, mentre l’atto di spingere provoca una contrazione muscolare che, se prolungta nel tempo, porta ad un affaticamento, quando ci si sostiene appoggiandosi ad un altro non si prova stanchezza.
Il legame di correlazione
Questo ci porta a pensare che tra noi e la controparte esista un legame di correlazione. Io sostengo l’altro, che a sua volta mi sta sostenendo in un determinato punto chiamato sasae-ten (punto di sostegno), dove si concentrano le mie forze. Dunque, possiamo concludere che i tre principi dello shiatsu si incontrano in questo punto di sostegno. Quando camminiamo, non stiamo schiacciando la terra, ma concentrando il nostro peso sui piedi in modo che esso ci sostenga. Se “schiacciamo” l’altro, significa che ci siamo separati da lui. Al contrario, quando la controparte ci sostiene, mettiamo letteralmente nelle mani dell’altro il nostro destino.