MEDICINA ORIENTALE: DIAGNOSI E TRATTAMENTO

La diagnosi in medicina orientale

Nella medicina orientale esiste l’espressione “la diagnosi e l’immediato trattamento” che ne riassume una particolarità e che viene spesso utilizzata da chi prepara decotti. Nel kanpo (che letteralmente significa “il modo cinese”) non è importante stabilire il nome della malattia ma lo sho (diagnosi), che si traduce in dosaggi e materie prime da utilizzare, in caso di preparazione di decotti.

Nell’agopuntura, nella moxa e nello shiatsu la diagnosi si basa sui meridiani, sugli tsubo e sullo sho. Per guarire il paziente è necessario sapere come curarlo, a prescindere dal nome e dalla causa della malattia, dalla ragione che ci ha portato alla scelta di quella terapia e dallo stile di vita per mantenersi in salute. Ma pensare che la medicina orientale sia solo questo, è un’idea superficiale.

I meridiani rappresentano il flusso di ki e ketsu che consente la vita: se esso non circola bene, il ki si ammala e compare la malattia. Allora si interviene sugli tsubo sulla cute tramite l’ago, la moxa e lo shiatsu. Questa è la logica della medicina orientale. Capire quale tsubo consente di riequilibrare il flusso significa essere in grado di diagnosticare il meridiano malato.

Comprendere la verità nascosta

Approfondiremo in seguito l’esistenza dei dodici seikei (i meridiani tradizionali con punti specifici) e degli otto kikei (i meridiani straordinari, di cui solo due – vaso di concezione e vaso governatore – hanno punti specifici); in questo momento è sufficiente imparare che la malattia è causata dal sorgere di anomalie nei dodici flussi tradizionali.

Potete intuire facilmente che la conoscenza dei dodici meridiani ci permette di identificare e analizzare la causa della malattia, gli specifici sintomi collegati ai suoi stadi e l’organo malato, consentendo la diagnosi e, quindi, la cura. Fino ad oggi, sia in agopuntura che in moxaterapia, questa semplice logica non è mai stata accennata; gli operatori si sono concentrati solo sulle cure, ed è quindi normale che il “principio dei tre ta” (yatta – ho fatto, kiita – ha funzionato, naotta – è guarito) venga criticato. È proprio il comprendere la verità nascosta dietro la malattia a consentire la diagnosi e l’immediato trattamento, e noi operatori shiatsu dobbiamo esserne consapevoli.

Se saremo in grado di applicare correttamente lo “shiatsu dei meridiani”, saremo in grado di capire i motivi, i sintomi e le cure necessarie, nonostante il paziente non vi dica nulla. Tale concetto, di estrema rilevanza, è espresso nella parola fumonshin (diagnosi senza parlare con il paziente), presente nella medicina orientale fin dall’antichità. Purtroppo ai nostri giorni sempre meno persone sembrano essere interessate ad acquisire questa capacità. Nel corso dei nostri studi, come insegniamo nella scuola, dobbiamo tenere a mente questa nozione e la consapevolezza di quanto sia importante nel fare shiatsu. Vedremo che, gradualmente, inizieremo a farla nostra ed intuiremo che il nostro sforzo sarà di grande aiuto per curare la malattia. A differenza della medicina occidentale, anche i principianti possono applicarsi, dunque studiamo senza avere fretta.

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